Anonima

Maria Elisabetta Pini

Graphic design, organizzazione della comunicazione

Paolo Beccari

Web design, fotografia, coordinamento creativo

Altre persone fantastiche collaborano al progetto, ma per motivi diversi ciascuna di loro attualmente preferisce rimanere Anonima
Possiamo dire che ci sono professionisti della parola, del segno, della programmazione, del suono e della musica.

Obiettivi

Creare un nuovo nome, un marchio, un’immagine che possano diventare nome collettivo; realizzare un sito che pubblichi i progetti ma che col tempo divenga un punto di scambio e collegamento tra coloro che vogliono partecipare in vario modo al progetto condividendo competenze ed esperienza.

nome collettivo - agenzia a geometrie variabili - il messaggio - discipline umanistiche - senza false promesse - un’idea - sostanza - crocevia tra studi umanistici e tecnologia - drammatizzazione - comunicare - lontano dalla corrente dominante - equilibrio - comunicare le qualità - dire - parlare - bellezza - appropriatezza - descrivere - emozionare - una band - lavori significativi - punto d’intersezione - il bello del vero - chiarezza - senza tempo - rispetto - responsabilità - pulizia - rigore - divertimento - logica vs eristica - essenza - sintesi - sostanza e forma - movimento - partecipazione - poesia - qualcosa da dire - qualcosa di cui dire

Mi chiamo Luther Blisset, mi chiamo Anonima, ho anche altri nomi ma non mi importa di nessuno di essi.
Io sono l’azione, non la sua volontà. Non assito ai dibattiti sulla crisi etica della comunicazione: sono troppo occupato a produrne e voglio produrre strumenti capaci di sovvertire, non di denunciare, il vuoto sociale economico ed etico in cui precipitiamo da decenni.

Obiettivi

Creare un nuovo nome, un marchio, un’immagine che possano diventare nome collettivo; realizzare un sito che pubblichi i progetti ma che col tempo divenga un punto di scambio e collegamento tra coloro che vogliono partecipare in vario modo al progetto condividendo competenze ed esperienza.

NON

Estratto dal logo per ulteriore sottrazione. Diventa negazione, opposizione, rifiuto (del divismo, dell’eristica, della mistificazione), e al contempo elica, spin levogiro.

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se c’è n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi o che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

Italo Calvino, Le città invisibili | The invisible cities, 1972